Si stava bene a bere vino.
Si stava bene, a notte,
al caffè di Checco.
Le nostre anime randagie
spillavano qualche credito
nei confronti della vita.
O almeno lo credevamo noi.
Le sfoglio una ad una
quelle notti.
Ci scrollavamo di dosso
la polvere grassa del giorno.
Liberavamo le labbra,
che sorridevano
tra i calici colmi,
a volte sguaiate.
O restavano mute
con le parole sospese
in un silenzio spugnoso.
Rileggo solo ora
quei pochi spiccioli
di libertà sfrontata,
sfiorando appena
un ricordo svenduto,
sfilacciato e corsaro,
come i volti appesi
a una feritoia del tempo,
straziante e irresistibile.
(in ricordo di C.R.)
o caspita, sei bloccato? tra le strofe un rammarico per un amico che ricordo appena con i capelli lungi e fini e un po di gobba o sbaglio? viva il quartiere le case le cose che ci circondano, quelle vicine che possiamo toccare modificare trasformare insomma gli amici e i nemici. ciao massimo