Partito da Torino con il mio Burgman 650 sono arrivato a Bayeux. E’ davvero una bella cittadina, con le case dalle facciate linde, in perfetto stile normanno, qualcuna con le travi a vista, con le strade pulite e un traffico ordinato e fluido. Intravvedola cattedrale gotica, Notre Dame, ma la visiterò poi, adesso devo raggiungere l’hotel Campanile dove ho prenotato una stanza per qualche notte. Lo trovo quasi subito. E’ una struttura tipo motel, accogliente, tranquillo, situato vicino al Musée Memorial de la Bataille de Normandie e al Cimitero dove riposano i corpi dei caduti inglesi. La camera è piccola ma dotata di ogni comfort. Alla reception mi accoglie Nicolas, gentile e sempre disponibile. Opto per la mezza pensione. Si rivelerà una buona scelta con cena a base di antipasti a buffet, un piatto a scelta nel menù del giorno, e infine dessert, anch’essi a buffet. Approfitterò anche di qualche bottiglia di buon vino… Per la verità gli antipasti e i dessert sono davvero tanti, ricchi e variamente gustosi. Alla fine mi troverò a mangiare fin troppo, pur senza esagerare.
Resto pochi minuti in camera, giusto il tempo di una sciacquata al viso e mi reco subito al museo della battaglia, il primo dei tanti che visiterò con sorpresa sempre rinnovata e, a volte, anche con un filo di commozione. Quella iniziata il 6 giugno del ’44 non è stata solo una delle più vaste imprese militari della storia, ma è stata una battaglia densa di eroismi, da una parte e dall’altra. Forse l’ultima battaglia di uomini che hanno dovuto superare se stessi in sacrificio e coraggio. Oggi la guerra rimane altrettanto atroce, ancora di più se si considera il numero spropositato di vittime civili innocenti. Inoltre la tecnologia limita l’apporto umano, lo modifica, e per certi versi lo sminuisce, privilegiando altre strategie. I paracadutisti della 101° brigata americana che il 6 giugno del ’44 si sono lanciati dietro le linee tedesche, i 225 rangers che hanno preso d’assalto i bastioni di Pointe du Hoc, i marines di Omaha Beach, i canadesi, gli inglesi… tutti si sono resi protagonisti di atti di autentico eroismo, di estremo sacrificio. Anche i tedeschi non sono stati da meno nella loro difesa strenua. La guerra è terribile, ma risveglia qualcosa nei combattenti che non si può descrivere. Le varie testimonianze dei reduci, che si possono vedere e ascoltare nei vari musei sparsi un po’ ovunque (anche troppi…), sono davvero toccanti. Non negano paura o sofferenza, ma esaltano un sentimento umano che difficilmente si può comprendere fino in fondo. C’è solo da augurarsi che ciò che è stato non si ripeta. Ma il rispetto e l’ammirazione per quegli uomini deve pure perpetrasi immutato nel tempo.
Il percorso nel museo memorial di Bayeux è ricco di mappe che raccontano lo sbarco ora per ora, di divise, armi, oggetti d’uso comune come rasoi, pacchetti di sigarette, di chewing gum, di foto appartenute a qualche sconosciuto soldato. Vengono proiettati filmati dell’epoca. L’emozione cresce così come il desiderio di andare a vedere gli altri luoghi della grande battaglia. Tra l’altro, vengo a sapere che a Bayeux è pronta, al centro della cattedrale, una campana commemorativa. Ha un nome, come tutte le campane. Si chiama Therese-Benedicte e verrà fatta suonare il prossimo 6 giugno, giorno del 70° anniversario, per chiamare, con la sua voce, la pace e la libertà. E’ un’attrazione che c’è da sperare possa avere un seguito non solo nelle foto dei turisti che accorreranno in massa.
Al ritorno in hotel, dopo la cena, preparo il programma per il giorno seguente. Mi rendo già conto che non riuscirò a visitare tutti i luoghi che avevo previsto. Sono davvero tanti e ognuno ha un richiamo particolare. (continua)
Dario Arpaio