Assistendo a Saint Amour, la nuova commedia firmata da Benoit Delépine e Gustave Kervern, mi è tornato in mente Daniel Pennac quando attraverso i personaggi della saga di Belleville, monsieur Malaussène in testa, scriveva: ‘Se davvero volete sognare, svegliatevi!’. Le bella coppia dei due acclamati cineasti aveva già estasiato con Louise Michel (2008) e con Mammuth (2010). Graffiante favola anarchica il primo; malinconico e dolce-amaro on the road il secondo.
Con la stessa mano ferma i due si sono rimessi dietro la macchina da presa preferita e con i loro personaggi sono andati a percorrere le strade dei migliori vini di Francia alla ricerca dell’essenza della vita in un ‘wine testing’ filosofico e un po’ alticcio.
I protagonisti sono Jean (Gérard Depardieu), Bruno (Benoit Poelvoorde), rispettivamente padre e figlio, che si ritrovano sul taxi di ‘Mic’ Mike (Vincent Lacoste) per andare a comporre sulla loro mappa un mosaico di etichette di cru deliziosi, raccolte in giro per la Francia. Nella fattispecie il Saint Amour del titolo è un rosso della Saone-et-Loire. Un vino fine, tenero e armonioso che ben poco avrebbe a che fare con l’aspetto dei due paysans, allevatori di bestiame. Con il toro Nabuccodonosor, rimasto in paziente attesa dei suoi proprietari al gran Salone dell’Agricoltura di Parigi, sperano di vincere l’ambito primo premio.
Il rapporto padre e figlio non è idilliaco, ma, complice il viaggio, si scopriranno vicini come forse non avevano mai avuto modo di essere. Bruno, poi, vive un forte complesso di inferiorità nei confronti delle donne. Lui è un contadino ed è convinto che nessuno potrebbe amare un rozzo uomo che vive a contatto con la terra e le sue bestie. La vita della grande città è per lui un miraggio. Ma i due registi oppongono in contraltare una sorta di carrellata di ritratti di giovani moderni perduti nelle pieghe del consumismo, quello che distorce e allontana dalla vita vera con le sua false promesse di appagamento futile ed effimero.
I chilometri si accumulano sul tassametro e la ricerca della felicità sembra non avere esiti positivi proprio quando i tre personaggi si imbattono in Venus (Céline Sallette). Con lei inizieranno un altro percorso, che li porterà alla scoperta del segreto della vita. E il toro Nabuccodonosor magari li aiuterà a riflettere sul ‘futuro che ha senso soltanto come speranza presente’ (da J.L.Borges).
Depardieu e Poelvoorde sono a loro agio nella loro corpulenza e rendono forti e teneramente spassosi e credibili i loro personaggi. Che dire poi del delizioso cameo di Andrea Ferreol, così raccolta in una dolcissima sequenza con Depardieu.
Saint Amour graffia meno delle opere precedenti di Délepine e Kervern, ma non nega, anzi rilancia la poetica dei due cineasti in una riflessione forse più matura, amabilmente innaffiata di buon vino francese che, fortunatamente, la Movies Inspired ha voluto distribuire per noi.
Dario Arpaio
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